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Del futuro della Pirateria digitale, del Mare e delle Barche.

February 7, 2012 Leave a comment
Monet’s “Boats on the Beach at Pourville”, 1926, oil on canvas, is one of nine Monets in the Kreeger Museum in DC’s Foxhall neighborhood. Credit: Kreeger Museum

Dopo la lettura di un articolo di Vincenzo Latronico, e solo in parte soddisfatto dalle sue conclusioni ne approfitto per dire la mia sull’argomento riprendendo quanto iniziato in un commento a detto articolo. Da anni osserviamo con un misto di paura e ammirazione le varie peripezie che vedono i Pirati del “tutto gratis” lottare contro gli ottusi tentativi di inadeguate amministrazioni per bloccare l’accesso ai siti, integrare costosi ed inutili DRM ai file musicali e limitare insomma la diffusione di contenuti che parte della stessa amministrazione tenta di diffondere. Tante cose dette da Vincenzo sono condivisibili e giuste e non staro’ a ripetere i vari dilemmi morali da Lui evidenziati.

Quello che mi preme sottolineare e che mi pare Lui non abbia approfondito, è un aspetto che spesso viene dato per scontato quando si parla di Pirateria: il Mare e le Barche. Prima di tutto il Mare. Senza Mare non ci sono Pirati, ne Isole Misteriose, ne Tesori Nascosti. Il Mare, noi o alcuni di noi, l’abbiamo visto nascere come placidi spettatori a Gibilterra aspettando che l’immensità Atlantica colmasse la calma periferia Mediterranea. Probabilmente il processo fu graduale, addirittura noioso nella sua vasta ed incommensurabile portata. Il Mare Nostrum di cui stiamo parlando è Internet bien entendu, e la pervasiva influenza della sua esistenza è oggi un fatto. Ma il paragone con il Mare mi piace e vorrei completarlo senza troppi fioretti. Internet è là, ovunque attorno a noi. Un luogo ben reale, ma dematerializzato. Per accedervi i nostri sensi devono essere assistiti, aiutati, sostenuti da macchine. Cosi’ come per affrontare il Mare l’Uomo ha dovuto inventare Barche sempre più grandi cosi’ in questa nostra epoca stiamo delegando sempre più alle macchine una parte dello sforzo cognitivo necessario ad instaurare e creare nuove relazioni, amicizie, scambi commerciali e traffici. Senza macchine Internet non esiste. Senza macchine (per ora) l’Uomo non puo’ accedere ad Internet. Ci troviamo dunque in una condizione di dipendenza cognitiva dagli strumenti che ci consentono l’accesso ad Internet. E sono, credo, proprio questi strumenti le chiavi che ci permetteranno di superare quelli che sono i vecchi modelli economici sui quali basiamo le nostre società. Sarà la convergenza degli strumenti con il nostro stesso corpo a rendere obsoleta la distinzione tra contenuto e contenitore. Sarà l’evoluzione guidata in parte dall’Uomo che ci spingerà ad essere e a vedere come un tutt’uno inscindibile Internet ed i contenuti che veicola.

In questo periodo di transizione, nell’alba di questo nuovo Mondo, credo che una via di fuga al circolo vizioso nel quale siamo invischiati si possa cercare con ancora più forza proprio nelle tecnologie che ci consentono di usufruire di tali contenuti. Penso ai dispositivi che ci permettono di leggere, scrivere ed interagire, ma anche ai fornitori d’accesso. Se badate bene, in questi due campi non esiste pirateria. Ci sono barche più o meno belle e funzionali ed ognuno sceglie in base a gusto e disponibilità: nuove o usate, veloci o lente, originali o copiate. E poi c’è l’accesso al Mare che deve essere controllato e custodito (per ora), non per una divina necessità, ma semplicemente perché a differenza del Mare reale (per amor del vero anche i nostri Oceani necessitano di un costante apporto di energia per rimanere vivi, ma si andrebbe troppo lontani), Internet ha bisogno di energia per continuare a vivere e funzionare, ha bisogno di persone e manutenzione (per ora). Ed è proprio da questi balzelli che paghiamo per mantenere Internet vivo e vegeto che potremmo partire per inventare modelli nuovi di sostentamento alla cultura.

HS